Ombre sconosciute

18/09/2015

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    Misato Katsuragi
    Outside the rain's pouring down. There's not a drop that hits me. Scream at the sky but no sound. Is leavin' my lips, it's like I can't even feel after the way you've touched me.
    settembre, appartamento di Misato
    music, excited, character sheet
    Il soffitto era l'unico elemento della sala a non subire l'oscuramento dell'ombra di Misato, che correva a destra e a sinistra alla velocità della luce con il respiro che aumentava di secondo in secondo. Una goccia di sudore le scese sulla fronte madida e la bocca si dischiuse due volte prima di emettere un rantolo di stanchezza. L'arrivo del nuovo pilota era previsto per le nove in punto e quella sera l'aria era talmente calda da causare delle vampate di calore anche a chi rimaneva perfettamente immobile. Figuriamoci per il direttore operativo che si muoveva come se qualcuno le stesse alle costole puntandole un fucile alla tempia. L'appartamento, come di consueto, era in disordine e il profumo speziato della cena precotta aleggiava ancora nell'aria. Giacche e camicie erano disseminate sul corridoio, un paio di mutande perlacee facevano la loro scena accartocciate sul divano occupato in gran parte da lattine di birra vuote, il pavimento era per metà occupato da riviste, scarpe e carte stampate. Tutti i dati relativi al seventh children erano le erano stati pervenuti quella mattina, assieme al modulo che le consentiva di diventate a tutti gli effetti tutrice del ragazzo. Misato aveva insistito affinchè Christopher Catery andasse a vivere nella sua dimora perchè non sopportava l'idea che un ragazzo proveniente addirittura dall'Irlanda si ritrovasse stipato in un hotel per quanto, sei mesi? un anno? di più? Non poteva accettarlo. Certo non avrebbe potuto farsi a carico di tutti i piloti di Evangelion visto le modeste dimensioni della sua abitazione, ma almeno per coloro i quali venivano dall'estero ci avrebbe provato, almeno finchè ci fosse stato spazio sufficiente.
    Mentre correva con un paio di riviste tra le mani riflettè su un problema al quale non aveva ancora pensato: la comunicazione con Christopher. Sebbene trovasse il giapponese una lingua estremamente affascinante, non era certa che fosse così facile da apprendere, sia a livello di scrittura che di parlato. Un conto era proporre a un giovane ragazzo con le caratteristiche che lo identificavano come un possibile pilota di trasferirsi in America, o in Inghilterra, e parlare inglese. Era una delle lingue più diffuse al mondo e lei la conosceva alla perfezione, ma avrebbe preferito comunicare con lui nella sua lingua madre. Il punto era che il giovane non era stato avvisato con abbastanza preavviso per permettergli di apprendere bene la lingua. Poteva aspettarsi che farfugliasse due parole in croce ma una buona comunicabilità era un fattore fondamentale sia per quando sarebbe dovuto andare a scuola, sia per quando avrebbe dovuto salire sull'eva e seguire le direttive degli operatori.
    Magari il giovane era dotato di spiccate doti di memoria e di apprendimento ed era riuscito in un miracolo, imparando una lingua tanto complessa come il giapponese in pochissime settimane. Ma ne dubitava. Lo avrebbe aiutato, certo, ma finchè non fosse riuscito ad avere una buona dialettica sarebbe stata dura, specialmente fargli capire i turni di lavori in casa, una delle tante cose che l'avevano spinta a proporre ai suoi superiori di tenerlo in casa sua: farlo sgobbare al posto suo. Si, Misato Katsuragi odiava le faccende domestiche e, diciamocelo, non ne nera nemmeno portata. Abbandonò rumorosamente le riviste facendole cadere su un comodino già oscurato per intero da diversi oggetti. Si guardò intorno emettendo un profondo sospiro sconsolato: la casa era il disordine per eccellenza e tale sarebbe rimasta. Si augurò che Christopher fosse bravo a fare ordine e pulizie varie, le sarebbe tornato davvero utile. Due emissari della Nerv sarebbero stati inviati una volta al mese a controllare lo stato della dimora dove viveva il loro preziosissimo pilota, e almeno in quei giorni avrebbe dovuto lucidare il pavimento e sistemare quella bolgia. Un campanello trillò rumorosamente facendola trasalire. Il gran momento era arrivato, il seventh children si trovava oltre la porta di casa. Camminò a passo spedito lisciandosi la maglietta senza maniche color giallo canarino e guardando soddisfatta gli shorts inguinali che aveva comprato due settimane prima durante uno shopping con Ritsuko. L'aveva praticamente obbligata a seguirla tra i negozi e l'austera donna ce l'aveva ancora con lei per questo. Poggiò una mano intorno alla maniglia e la fece girare due volte fino a sentire il consueto click. La porta si aprì rivelando un ragazzo di diversi centimetri più alto di lei, una chioma di capelli biondi spettinati e un paio di intensi occhi color ghiaccio che la guardavano con interesse. Un bel figurino, non c'era che dire. Le era andata di lusso.
    -Ciaaaao! Tu devi essere Christopher! O Chris, posso vero?-
    Cinguettò tamburellando con la mancina sul muro di fianco alla porta in legno. Come al solito alzò di qualche decibel, finendo per trillare con la sua voce che sprizzava buon umore anche quando bisbigliava.
    Osservò le valige che aveva con lui, poche rispetto a quelle che aveva usato lei quando si era trasferita in quell'appartamento, e ciò era accaduto non molti mesi prima. Ma già aveva dato il suo tocco personale alla casa seppur non ne andasse fiera. Ma poco le importava e ci rifletteva di rado.
    -Piacere, io sono Misato Katsuragi ma chiamami pure Misato.-
    Studiò l'espressione del ragazzo per capire se aveva compreso le sue parole. Non avrebbe voluto iniziare già a parlare in inglese per farsi capire anche in cose così banali. E poi doveva far pratica, suvvia. Un sorriso a trentadue denti le marcò gli zigomi e creò delle leggere fossette attorno alle labbra.
    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.


    Edited by haxor - 8/8/2017, 10:45
     
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  2. Neo~Ambush
     
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    L'arrivo all'aeroporto era stato molto più confusionario del previsto, il volo su cui era salito Chris a Dublino era atterrato circa 10 minuti prima e appena il ragazzo ebbe messo piede nel trafficatissimo aeroscalo nipponico fu travolto da centinai di persone che come lui erano appena arrivate. A fatica riuscì ad arrivare al banco di accettazione dove, mostrati i vari documenti, gli fu detto con un inglese quasi impeccabile di dirigersi verso l'uscita sud dello stabile per poter avere accesso a tutti i servizi di trasporto per la vicina Neo Tokio 3. In quell'istante Chris si ricordò che degli addetti della Nerv, l'agenzia che lo aveva contattato, sarebbero dovuti venire a prelevarlo per condurlo alla sua nuova abitazione, non fece in tempo però a parlarne o chiedere alla gentile signorina al di la del bancone perché già c'era un'altra persona dopo di lui e non volendo disturbare si limitò a dirigersi verso l'uscita indicatogli, in qualche modo avrebbe risolto si disse. All'interno dell'enorme atrio ebbe modo di avere un piccolo assaggio del Giappone, in particolare del giapponese, i kanji erano molto più difficili di quanto immaginasse e se non fosse stato per le traduzioni in inglese al di sotto non sarebbe stato in grado senza consultare il libro che aveva in borsa di capire cosa ci fosse scritto sopra. Questo piccolo fatto fu sufficiente a mandarlo leggermente in panico, come avrebbe fatto a capire le cose scritte o dette al di fuori dell'aeroporto dove, al contrario del posto in cui si trovava, non erano tenuti a conoscere o almeno parlicchiare l'inglese. Scuotendo la testa si fece coraggio, era sicuro di riuscire ad imparare almeno a parlare scorrevolmente in giapponese in poco tempo, certo leggere sarebbe stato un ostacolo più grande ma ce l'avrebbe fatta. Carico di questa nuove energia si diresse nella direzione segnata da un grande cartello che portava la scritta "SOUTH EXIT" cercando di farsi strada tra la folla. Uscito dalle grandi porte di vetro riuscì finalmente a vedere con i proprio occhi l'imponente Neo Tokyo 3, la famosissima città fortezza, anche se era buio si poteva facilmente avvertire un'aura e un'aria totalmente diversa da quella della sua Dublino che, per quanto modernizzata dopo il Second Impact, aveva comunque mantenuto una certa nota tradizionale e caratteristica del nord europa. Ma non c'era tempo di godersi il panorama, per il quale era sicuro avrebbe trovato tempo nei giorni successivi, perché era ora di dedicarsi alla ricerca dei fantomatici addetti dell Nerv, neanche il tempo di pensarlo che una mano possente si posò sulla sua spalla e una voce profonda interruppe il brusio della folla.
    -mister Catery?-
    Chris si girò per dare un volto alla voce e incontrò lo sguardo severo di un uomo almo e muscoloso, vestito con uno smoking nero, l'uomo in nero ripeté la domanda e solo allora Chris ebbe la forza di rispondere con un timido e flebile -Si..sono io-.
    L'uomo allora gli chiese di seguirlo e solo allora il ragazzo notò un'altra persona alle spalle della prima vestita allo stesso modo, quest'ultima però era meno imponente e portava un paio di occhiali neri nonostante fosse ormai sera tardi. Seguendo i due uomini verso una macchina rigorosamente nera, o blu scuro non riusciva a capirlo data l'ora, a Chris venne riferito che loro erano due addetti alla sicurezza facenti parte una non ben definito reparto della Nerv, inoltre poco prima di salire a bordo gli furono consegnati dei fogli raccolti da un graffetta. Mentre l'auto sfrecciava lungo le strade della città Chris avrebbe volentieri voluto poter godere dell'atmosfera del luogo almeno guardando dal finestrino ma aveva paura di chiederlo ai due energumeni, si limitò quindi a sfogliare i fogli che gli erano stati consegnati che fortunatamente erano in inglese. I fogli erano una sorta di "regolamento" o una serie di normative sulla Nerv e spiegazioni su quello di cui si occupava la Nerv, ma nulla che si riferisse al suo effettivo impiego all'interno dell'organizzazione. Alla fine, quando i freni dell'auto striderono per fermare il veicolo, Chris aveva avuto modo di leggere il pacco di fogli due volte, tre per le parti più interessanti. Quando finalmente uscì dall'abitacolo il ragazzo stiracchiò le braccia e la schiena guardandosi attorno: la zona era evidentemente una zona residenziale della periferia della città, attorno a lui si alzavano enormi palazzi illuminati da una miriade di finestre. Era dunque quella la zona dove avrebbe vissuto da quel momento, sebbene fosse estremamente diversa dal suo quartiere della capitale irlandese gli piaceva, aveva un nonsoché di particolare che lo incuriosiva sebbene fosse sostanzialmente tutto grigio, ma avrebbe avuto tutto il tempo di scoprirlo ne era sicuro. I suoi pensieri sul posto e sui successivi giorni furono interrotti dall'uomo che gli aveva rivolto la parola all'aeroporto, l'uomo gli riferì con un inglese tirato che il suo appartamento era il numero 23 al piano 3 e che avrebbe convissuto con un certo Katsuragi, un personaggio molto importante all'interno della Nerv. Dopo queste poche informazionie dei ristretti saluti i due rientrarono in auto e ripartirono, Chris osservò l'auto allontanarsi per qualche secondo prima di caricarsi la borsa in spalla per dirigersi verso l'appartamento. Salendo le scale il ragazzo cominciò a domandarsi che tipo fosse questo Katsuragi, sicuramente era un uomo austero e serioso, per essere addirittura ai vertici di un'associazione para militare, sicuramente avrebbe avuto difficoltà a relazionarsi con lui, non sarebbe stato facile seguire le mille regole di un militare. Ma ormai era tardi per lamentarsi, e dopo aver fatto un bel respiro suonò il campanello dell'appartamento indicatogli prima, mentre un nodo alla gola già cominciava a formarsi nell'attesa. Ad aprire fu una persona totalmente diversa da quanto si aspettasse, al posto dell'austero militare tutto d'un pezzo si presentò una donna sulla trentina formosa e molto carina la cui comparsa costrinse Chris a ricontrollare il numero dell'appartamento ma nulla, era quello giusto! A far scomparire ogni dubbio fu proprio la squillante voce della donna che dopo un saluto pronunciò il suo nome, iumidendosi le labbra Chris aspettò che lei si presentasse prima di dire
    -Chris è ok- si fermò qualche secondo - piacere di conoscerla miss Katsuragi-
    aveva usato il termine "miss" non ricordandosi il termine giusto in giapponese, e poi sfoggiò un sorriso quasi a riparare quella mancanza.
    -Scusi il rit...ritardo!- disse in un giapponese ostentato, e in quel momento capì che la teoria non serviva a nulla con le lingue, l'importante era la pratica, e sicuramente avrebbe avuto occasione di esercitarsi molto. La gentile signorina lo invitò ad entrare e la vista dell'appartamento lo sconvolse ancora più della comparse di Misato, il salotto era cosparso di vestiti e fogli mentre l'aria era permeata di un forte odore speziato. guardandosi attorno Chris ebbe la certezza che la signorina Misato non era assolutamente come qualcun osi aspetterebbe, un bene o un male? avrebbe avuto modo di scoprirlo.
     
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    Per Misato si trattava di un giorno speciale, un pò come il Natale e la Pasqua, festività che raramente riusciva a godersi appieno per mancanza di tempo ma non per questo la emozionavano di meno. Anzi, si preparava a puntino per quei giorni di festa e ne approfittava per fare quelle cose che durante il resto dell'anno non faceva, come una pulizia come si deve o stirare due panni in croce. Non che quel giorno avesse fatto un lavoro a regola d'arte ma si era impegnata per quanto, probabilmente, a occhi nuovi e inesperti il caos che regnava nella sua casa doveva sconvolgere non poco. Trattenne una risata silenziosa nel sentire l'accento palesemente irlandese del giovane, mentre riusciva piuttosto bene a sostenere il loro primo scambio di battute, la loro prima conversazione. A malincuore avrebbe dovuto rivolgersi a lui in modo molto più rigido quando si sarebbero recati alla Nerv, ma per il momento ci teneva a farlo sentire a suo agio il più possibile. Ridacchio sommessamente nel sentirsi dare della Miss, in effetti era la prima volta che le capitava ed era piacevole constatare che le fosse capitato un ragazzo dalle buone maniere. Si fece da parte per farlo entrare e prima gli strinse la mano con vigore e fu piacevolmente sorpresa nel sentire la sua stretta altrettanto forte e sicura. Chissà se sentiva già il fuso orario, ad occhio e croce il viaggio per arrivare in Giappone doveva essere stato a dir poco devastante ma non lo dava a vedere. Nessun cerchio bluastro sotto agli occhi o parvenza di un sonno perduto tra uno scossone dell'aereo e un altro. Bene, buon per lui.
    Sentì le proprie gote arrossarsi nel vedere lo sgomento sul volto di Christopher alla vista della dimora dove avrebbe dovuto vivere per molto tempo. Iniziò a gesticolare con le mani, evidentemente imbarazzata, ma il sorriso non lasciò il suo volto nemmeno in quel frangente.
    -Ehm non fare caso al disordine, qui è sempre così. Ci farai l'abitudine.-
    Sentenziò dandogli un'amichevole pacca sulla spalla. Prese alcuni dei suoi bagagli e gli fece strada per il lungo corridoio che separava le due camere da letto, la sua e quella per gli ospiti. In fondo al corridoio ve ne era una terza, ma era chiusa e la padrona di casa non si diede peso di aprirla. Piuttosto gli fece vedere la sua che era, se possibile, ancora più in disordine del resto della casa. Il futon era quasi invisibile, coperto di vestiti stropicciati e biancheria intima gettata alla rinfusa e trucchi mezzi aperti, fascicoli incastrati tra i cuscini e un sacchetto chiuso. Il resto della camera era piuttosto spoglio, segno inconfutabile del suo trasferimento fatto da pochi mesi e la mancanza di tempo per sistemare le ultime cose e arredare in modo personale quella casa. A parte qualche foto che ritraeva una Misato poco più che ventenne affiancata da amici e da un ragazzo dai capelli scompigliati, non vi erano tracce del passaggio della donna. Non ve n'era stato il tempo. -Questa è zona off limits, a meno che non siamo sbronzi marci.- Lo informò ironica mentre richiudeva la porta scorrevole tipica delle abitazioni giapponesi. Passarono oltre raggiungendo finalmente la camera destinata a Christopher: spoglia, provvista del minimo indispensabile come un letto, un armadio e una scrivania, era abbastanza spaziosa da poter contenere tutte le sue cose.
    -Ti piace? Prego, non fare complimenti. Questa ora sarà la tua camera e potrai farci ciò che vorrai.-
    Ammiccò nella sua direzione e gli fece cenno di entrare per potersi ambientare e farsi un'idea del suo nuovo spazio personale. -Torno subito!- Uscì dal suo campo visivo e saltellò fischiettando fino alla cucina. Quando tornò, abbarbicato tra le sue braccia, stava un pinguino dalle folte sopracciglia scarlatte e una medaglietta in ferro appesa al collo piumato recante la scritta "Pen".
    -Lui è Pen Pen!-
    Disse prendendogli un'ala e muovendola a mò di saluto, come se il pinguino avesse deciso di salutare Christopher mentre si limito a emettere un sonoro -Squack-, un verso simile a una trombetta di carnevale. La comicità di quell'animale lo rendeva adorabile a chiunque lo vedesse per la prima volta.
    - E' un pinguino delle sorgenti termali, razza che ai ghiacci e al gelo degli ambienti tipici di un normale pinguino preferisce climi temperati e bagni in acqua calda. Ha come cuccia un piccolo frigorifero con letto, televisione e abat-jour. Lo zaino che vedi alle sue spalle serve a tenerlo alla giusta temperatura corporea.-
    Lo avvicinò al volto di Christoper per dargli modo di vederlo meglio e di accarezzarlo, se lo avesse desiderato. Ora l'irlandese aveva conosciuto tutti i membri di casa Katsuragi e avevano un'intera serata per sistemare le sue cose (per quanto, da brava pigrona, si augurasse che facesse il grosso da solo), fare conoscenza e soprattutto cenare. Aveva lo stomaco chiuso ma avrebbe mangiato volentieri un boccone della nuova gamma di prodotti precotti che aveva trovato quella sera al supermercato, di ritorno dal lavoro. Per l'avvento di Christopher aveva addirittura comprato una piccola torta al cioccolato circolare e aveva speso cinque minuti della sua esistenza per decorarla con la scritta 'benvenuto Chris' aggiungendo un cuore e una sua fotografia chinata in avanti con le dita delle mani aperte in segno di vittoria.
     
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  4. Neo~Ambush
     
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    Così finalmente un nuovo capitolo della sua vita era effettivamente iniziato, quella sorta di shock causatogli dalle tante sorprese di quella sera lo aveva come svegliato e buttato direttamente nel vivo dell'avventura che stava per iniziare. Mentre ancora cercava di metabolizzare il tutto continuava ad osservare lo strano appartamento non potendo evitare di fare un paragone tra l'appena conosciuta Misato Katsuragi e sua zia maniaca dell'ordine e della pulizia. La stessa Misato non sembrava del tutto contenta dell'aspetto che aveva ora l'appartamento e tentò di rassicurare il ragazzo con qualche parola e una pacca sulla spalla, dal canto suo Chris era rimasto sorpreso ma era felice che la sua nuova tutrice non fosse un tipo troppo serio, scorbutico o noioso e per sua fortuna la ragazza che aveva di fronte di sicuro non era nulla di tutto ciò.
    -Si credo mi ci abituerò-
    Disse sorridendo cercando di farle capire che la strana espressione che aveva fatto entrando era per lo più per lo stupore e che il disordine, per quanto strano fosse trovarlo in casa di una ragazza, non gli dava assolutamente fastidio anzi potenzialmente anche lui era un tipo disordinato e se di mattina arrivava a farsi il letto era solo per abitudine. Mentre Misato afferrava i suoi bagagli il ragazzo non fece in tempo a fermarla e si limitò a seguirla verso un corridoio sul quale si affacciavano delle stanze.
    -potevo portarli io, non mi pare il caso di farle far fatica-
    Sentenziò appena vide la donna rallentare il passo. Ma la sua attenzione fu catturate da un'altra stanza che se possibile sembrava più disordinata del salotto, Chris notò che la stanza era molto spoglia gli unici elementi d'arredo infatti erano il futon e un piccolo comodino, il letto tra l'altro era in parte coperto da ogni genere di accessorio femminile, altro particolare che saltò all'occhio di Chris fu una foto, sicuramente della signorina Misato, ma non volle indagare. Fu ancora una volta le donna a rompere il silenzio definendo la sua camera come "off limits" a meno di una sbronza colossale, la battuta fece ridere di gusto il ragazzo che non riuscì a trattenersi dal rispondere
    -Hei! io sono irlandese! vengo dalla culla della birra, ho l'alcool nel sangue. E' quasi impossibile farmi ubriacare! è un pò ingiusto...-
    La battuta poteva risultare anche un pò irritante ma lungi dalle intenzioni del giovane vantarsi o altro, serviva più che altro per rompere un pò il ghiaccio. Sembrò quasi che Misato non l'avesse sentito visto che si era già spostata vicino ad una'altra stanza, quest'ultima era molto diversa dalla prima, molto più pulita e ordinata aveva al suo interno un letto un armadio e una scrivania. Alle osservazioni della ragazza Simon rispose solo con un cenno della testa e una serie di apprezzamenti in inglese limitandosi a muovere i primi passi all'interno della stanza mentre Misato si era assentata un attimo. Appoggiata la borsa sul letto Chris prese due bei respiri come ad assimilare in tutto e per tutto la sua nuova dimora per poi dedicarsi ad osservare nel dettagli l'arredamento, soffermandosi sulla scrivania ancora coperta di polvere. Mentre tentava di dare una pulita ecco rispuntare all'entrata Misato ma con lei aveva portato qualcosa che al ragazzo a prima vista sembrò un peluches, ma quando lo vide muoversi capì che era un animale in carne e ossa. La donna si preoccupò di fare le presentazione tra lui e il pinguino, che si chiamava Pen Pen, spiegando che la particolare razza di cui faceva parte Pen Pen erano i pinguini delle sorgenti termali che, a differenza dei parenti "normali", si erano abituati a vivere in climi temperati o addirittura caldi. Il pinguino era un vero e proprio inquilino dell'appartamento con tanto di stanza all'interno di un frigorifero.Trovandoselo davanti al viso Chris non potè notare che aveva due ciuffi di colore rosso in testa e uno sguardo stranamente vispo e intelligente, a tratti addirittura simpatico. Alzò una mano in segno di saluto e poi la passò sul capo dell'animale dicendo
    -Ciao Pen Pen!-
    Mentre un grosso sorriso si disegnava sul volto del ragazzo. Ora che aveva fatto conoscenza anche con l'ultimo inquilino a Chris fu dato un pò di tempo per sistemare i suoi effetti in camera, considerando l'ordine dell'appartamento il ragazzo capì che Misato non sarebbe stata felice di dovergli dare una mano anche in quello quindi la congedò con un
    -ok tranquilla qui sistemo io-
    indicando le borse con cui era arrivato. Così cominciò a mettere quei pochi vestiti nell'armadio e le altee cianfrusaglie sparse per la stanza in modo che sembrasse abbastanza ordinata, riempiendo il primo cassetto della scrivania, eccezzion fatta per una fotografia ritraente la sua vecchia casa e sua zia che salutava che si ingegnò per appenderla al muro. Quando si ritenne soddisfatto del lavoro si stiracchiò alzando le braccia e solo allora notò che il viaggio era stato molto più faticoso del previsto, non solo per la stanchezza ma anche per il fatto che non si faceva una doccia da circa 15 ore e la cosa cominciava a farsi notare. Certo che chiedere di usare il bagno appena arrivati non era di certo la cosa più ideale, inoltre cominciava ad avere un certo languorino, si ripromise quindi di chiedere di poter fare una doccia dopo aver cenato. Uscì dalla stanza e arrivato in cucina vi trovò Misato intenta ad armeggiare con delle scatolette vicino ai fornelli mentre sul tavolo troneggiava un torta al cioccolato con tanto di benvenuto per il ragazzo e foto. Cercando di non sembrare troppo euforico per la cena, Chris si avvicinò al tavolo per osservare meglio la torta
    -Oh anche tu devi ancora mangiare? stavo proprio per chiederti se potevo mettere qualcosa sotto i denta...denti denti-
    disse incappando ancora una volta in un errore di lingua, imbarazzato di ciò si concentrò ancora sulla torta osservando con attenzione le decorazioni e la foto ritraente Misato.
    -It's beautiful- disse piano ricorrendo all'inglese quasi senza accorgersene -th..la torta, è carina- disse poi tentando di tradurre, sorridendo mentre si prendeva la libertà di sedersi su una sedia ai lati del tavolo.
     
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    Misato faticava a credere che Christopher si sarebbe abituato facilmente a quella condizione di caos, ma apprezzò il tentativo da parte di quest'ultimo di farla sentire meno a disagio di quanto si sentisse. Dopotutto non poteva aspettarsi che gli altri condividessero felicemente il suo stile di vita, nè si era aspettata di vederlo sorridere alla vista del disordine che regnava incontrastato nella casa, tuttavia era già un buon punto di partenza la risposta che le aveva dato. Gli sorrise, grata di quello che poteva considerarsi a tutti gli effetti un buon inizio. Mosse le mani come a dire che non c'erano problemi, quando lui cercò di farle capire che non era necessario che si disturbasse a portare dei pesi per lui. Misato lo sapeva ma le era uscita spontanea la proposta di un aiuto, era intrinseco nel suo carattere. Il primo impatto con la casa le sembrò positivo: Christopher non aveva sbarrato gli occhi e non si era messo a sbuffare o a guardare il soffitto con aria rassegnata; come se dopotutto non si fosse aspettato molto di più di ciò che aveva trovato, con tutti i pro e i contro. I pro, riflettendoci, non erano poi molti ma già il fatto di essere ancora spesato da una figura adulta era un lusso che ad esempio lei non aveva potuto concedersi fino alla sua età. La morte di entrambi i genitori e le scelte consequenziali che aveva fatto glielo avevano impedito. Il giovane pilota sembrava l'emblema della curiosità e con sguardo attento e interessato passava a raggi x tutto ciò che occupava quei metri quadri che le costavano quasi metà dello stipendio.
    -Ingiusto? Potresti essere mio fratello, vista l'età.-
    Incrociò le braccia al petto con aria risoluta, non riuscendo a trattenere una battuta del caso -E poi...a me piacciono i tipo più robustini.- Allungò una mano e strinse indice e medio attorno al braccio di Christopher, valutando la quasi totale assenza di muscoli e ridacchiando. Ovviamente scherzava, ma piuttosto che rivelargli che era una taccagna di prim'ordine e che non avrebbe mai condiviso la sua preziosissima birra con lui, le sembrò l'approccio migliore. Rimase piacevolmente contenta di vederlo apprezzare Pen Pen. Non tutte le persone avevano riguardi nei suoi confronti, altri lo trovavano troppo eccentrico, quasi inquietante visto che somigliava nei modi ad un essere umano. Lei invece lo adorava per questo e per quei versi che di tanto in tanto gli sentiva fare durante la notte mentre lei, anzichè dormire, passava ore a fissare il soffitto oscurato. Il modo di salutarlo di Cristopher, quindi non solo la classica carezza, faceva intendere che come lei vedeva in quel buffo esserino piumato qualcosa di molto simile ad una persona. Per certi versi, per molti versi, era molto più affettuoso e riconoscente di un essere umano.
    -Perfetto, ti lascio in sua compagnia mentre sistemi le tue cose. Fai pure con comodo, mi trovi di là se hai bisogno.-
    Si accucciò flettendo le gambe in avanti e appoggiò Pen Pen sul pavimento, dandogli due sbuffi sulla testa e sussurrandogli di fare il bravo e di dare una mano al suo nuovo amico Cris. Questi emise un verso strano, come un Si prolungato, e zampettò verso le valigie dell'irlandese. L'ultima cosa che Misato vide fu il suo animale domestico che si spaparanzava su un borsone; ovviamente non era da Pen Pen aiutare, era troppo pigro per natura. Si affrettò a raggiungere la cucina e una volta aperto il frigorifero non impiegò molto tempo per scegliere cosa avrebbe cucinato quella sera, vista la scarsa presenza di alimenti e l'eccessivo inserimento di lattine di birra. Una confezione rettangolare contenente una zuppa per due porzioni e due scatolette, una contenente strisce di sashimi con verdura e l'altra contenente sottaceti conditi con verdure e sale. Vuotò l'intero contenuto della zuppa in una padella antiaderente e la depositò sul fornello acceso. Si trattava di un piatto veloce da scaldare, tempo pochi minuti e il gioco era fatto, ma visto che le avanzavano dei minuti liberi li occupò per preparare la tavola. Per i giapponesi il pasto principale è la cena, nonché il più rispettoso della tradizione, durante il quale tutti membri della famiglia mangiano assieme, quindi era scontato che avrebbe aspettato Christopher prima di addentare qualcosa. Il piacevole aroma iniziava ad aleggiare nella stanza e quando mancavano pochi minuti alla cottura della zuppa sistemò anche i contenuti delle scatolette sui restanti fornelli. In quel momento sentì dei passi dietro di lei e una voce che le poneva una domanda.
    -Sciocco, ovviamente ho aspettato il tuo arrivo prima di cenare. Mica ti avrei lasciato mangiare da solo proprio oggi!-
    Ciò faceva intendere che, malgrado non lo desiderasse, sarebbe capitato in futuro che il lavoro alla Nerv le avrebbe impedito di fare ritorno a casa in orari umani. Era una sorta di avvertimento, e sperò che la cosa non gli pesasse tanto. Dopotutto non aveva idea di come fosse abituato in Irlanda, sapeva tante cose di lui ma di certo non le abitudini gastronomiche. Lo vide guardare la torta che aveva decorato e gli strizzò l'occhio quando le disse che era carina. Le fece piacere e si sedette di fronte a lui appoggiando il resto della cena sul tavolo.
    -Hai imparato bene il giapponese, non me l'aspettavo. Hai idea del motivo per il quale sei stato convocato qui, in Giappone? Immagino che gli emissari della Nerv non siano stati molto loquaci.-
    Conosceva da tempo i modi di fare dell'Organizzazione per la quale lavorava e il silenzio su ciò che trattava era fondamentale, specialmente all'estero dove nidificavano spie in ogni capitale. Prese una lattina di birra e l'aprì, versandone un pò anche a Cristopher. Per quella sera avrebbe potuto fare un'eccezione e dividerla con lui.
     
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  6. Neo~Ambush
     
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    Chris sorrise nel sentire che Misato l'aveva aspettato prima di cenare, per quanto dentro di lui si sentisse come se ciò fosse stato un peso per la donna. Mentre dava ancora un'occhiata alla cucina e all'ambiente intorno a lui per vedere ciò che prima poteva essergli sfuggito si sorprese come quel piccolo gesto però fosse bastato a farlo sentire quasi come a casa, anche la zia infatti era solita aspettarlo prima di pranzare o cenare a casa. La sua attenzione fu poi attirata dall'arrivo in scena di Pen Pen che, visibilmente in cerca di cibo, vagava per la cucina. Attese qualche secondo che Misato portasse in tavola la cena prima di sedersi in modo normale sulla sedia e di dare un'occhiata al cibo. Non aveva mai visto del cibo in scatola giapponese, ma essendo sicuro di entrarne in contatto prima o poi si era documentato velocemente su quelli che erano i più famosi cibi pronti o confezionati della tradizione giapponese. Nella fattispecie aveva di fronte del sashimi, una zuppa e dei cetrioli sottaceto e si rallegrò nel poter provare così presto un piatto come il sashimi che in europa rappresentava figurativamente tutta la cucina nipponica.Osservò poi Misato condividere un pò di birra con lui e la ringraziò con un cenno del capo, prima di rispondere alla sua domanda.
    -Faccio del mio meglio e in effetti non mi hanno detto poi molto, anzi praticamente nulla- disse poi dopo aver sorseggiato un pò di birra notando come fosse decisamente meno gustosa che dalle sue parti, ma evitò di farlo notare alla donna di fronte a lui e continuò -solo "è lei il sign. Catery"-
    scimmiottando la voce dell'uomo che era venuto a prelevarlo all'aeroporto in un inglese improbabile.
    -ho capito che devo fare parte di uno progetto di cui non ricordo il nome e in alcuni documenti venivo chiamato come Seventh Children- proseguì poi cercando di non commettere troppi errori grammaticali -oltre a questo non mi è stato detto nulla di particolare, anzi dopo cena avrei voluto domandarle di più su quello che dovrei fare qui alla Nerv-
    Posato il bicchiere si fiondò poi sulla zuppa prendendone due belle cucchiaiate e a sua enorme sorpresa il sapore non era niente male, anzi era molto molto buono, ciò portò il ragazzo a mangiarne un altro pò prima di riprendere a parlare.
    -being serious it's weird t.....- si fermò sforzandosi di ritornare al giapponese, non solo per farsi capire meglio da Misato ma anche per mettersi alla prova e imparare meglio la lingua -....è strano che venga chiamati un ragazzo da così lontano, ci deve essere un valido motivo-
    Nel dirlo cercò di sembrare il più serio possibile anche perché cercando in internet non aveva trovato praticamente nessuna informazione sulla Nerv ne tantomeno era giunto a una valida motivazione della sua convocazione li, perché per quanto fosse molto intelligente non aveva mai fatto nulla di particolare per il quel poter essere contattato da un'agenzia dall'altra parte del globo.
    -visto che siamo in argomento- disse poi mentre prendeva un pezzo di sashimi -le può dirmi nulla al riguardo ora?-
     
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    Solo in quel momento la donna riflettè sul fatto che una tipica cena giapponese poteva non essere il massimo per un ragazzo appena trasferitosi dall'Irlanda. E se non avesse gradito il pesce crudo? Magari non l'aveva mai provato o peggio ancora, non gli piaceva. Se fosse stato così non sarebbe stato facile per lui vivere in quel nuovo paese, dove la tradizione vedeva nel sushii l'alimento primario, la leccornia che non si doveva mai rifiutare. Guardò Christopher stando bene attenta alle sue reazioni alla vista del pasto improvvisato: un'espressione, un arricciamento del naso, qualsiasi gesto ed espressione alla Lie to me poteva farle capire se aveva messo in tavola il piatto peggiore che potesse proporgli oppure no. Sembrò guardare i suoi movimenti in profonda apatia, ringraziando, ma senza mutare di espressione.
    Dal canto suo aveva troppa fame per aspettare di carpire i suoi gusti culinari, così iniziò a far fuori la sua razione di zuppa, crogiolandosi nel suo dolce sapore. Nel frattempo il ragazzo le spiegò che i suoi dubbi non erano infondati e nel vedere la sua imitazione di una delle guardie che si occupavano del prelievo dei futuri piloti, Misato si mise a ridere poggiando una mano sulla pancia. Se solo uno di loro lo avesse visto in quel momento...si sarebbe ritrovato con una pallottola nella spalla. Non erano tipo che stavano al gioco e l'ironia equivaleva ad un insulto per loro, quindi si augurò che Christopher non ripetesse l'imitazione in loro presenza. Bevve un sorso di birra, rammendando un viaggio di lavoro fatto in Europa circa quattro anni prima durante il quale aveva avuto l'occasione di bere birra artigianale tedesca. Era perfettamente cosciente del fatto che quella nipponica fosse uno schifo a confronto, ma lei l'adorava ugualmente e non aveva fatto a meno neanche un giorno della sua vita, almeno dopo i diciassette anni.
    -Esatto, il "Progetto per il perfezionamento dell'Uomo".-
    Fino a che punto poteva spingersi nelle spiegazioni? E soprattutto fino a che punto lei stessa conosceva gli scopi per i quali lavorava la Nerv? Per un momento smise di parlare, si fece seria e iniziò a riflettere. Christopher aveva ragione, sarebbe stato meglio discuterne dopo cena ma lei di solito era troppo sbronza per riuscire a coniugare un verbo dopo l'altro, figurarsi spiegare un argomento tanto contorto e che necessitava la massima lucidità dei due interlocutori.
    -Un tempo la Nerv aveva un altro nome, era conosciuta come l'organizzazione Gehirn. In seguito al Second Impact avvenuto il 20 settembre 2000 in seguito a un fallimentare esperimento eseguito da un gruppo di scienziati su di un colossale essere umanoide denominato Adam, iniziarono a comparire degli...esseri, comunemente chiamati Angeli.-
    Fece una pausa per riprendere fiato, bevve un secondo sorso di birra e chiuse le palpebre assaporandone il sapore a lasciandosi andare e versi di puro gusto, finchè non riappoggiò la lattina sul tavolo e contemporaneamente tornò seria. Sembrava un'attrice che iniziava ad indossare la seconda maschera e s'immedesimava nel personaggio da interpretare.
    -Lo scopo della Nerv è quello di annientare gli Angeli e per farlo servono figure in grado di pilotare gli enormi umanoidi artificiali chiamati Evangelion, gli unici in grado di farlo. Tu, Christopher, se tra questi eletti.-
    Dopo una rivelazione del genere era probabile che il giovane irlandese avesse perso l'appetito. Per inciso Misato non credeva che avrebbe avuto comunque le idee chiare su quella faccenda, anche se avesse passato l'intera notte a spiegargliela per filo e per segno, finchè non si fosse messo alla guida dell'Eva. Guardò con aria mesta la sua cena, avvertendo in prima persona una perdita dell'appetito. Non era come dire a un ragazzino che non avrebbe partecipato al ballo studentesco, c'era in ballo la sua esistenza, la sua vita e il rischio di troncarla in breve tempo, in quel frangente, era molto alto. Evitò di sottolinearlo, augurandosi di poter omettere molte cose quella sera perchè, per essere il primo giorno, era già un fardello abbastanza grande da sopportare.
    -E' strano, eppure questa è la verità. I piloti devono avere caratteristiche fisiologiche e psichiche molto particolari. Il peso, l'intelletto, il carattere sono solo alcune delle caratteristiche che fanno di una persona, piuttosto che un'altra, potenziali piloti in grado di muovere un Evangelion. Domattina ci recheremo al quartier generale dove verrai sottoposto ai primi test di sincronizzazione. Detto così tutto ciò che ti ho detto finora potrà sembrarti folle, ma è il solo motivo per cui sei qui.-
    Leggeva nel suo sguardo emozioni contrastanti che si susseguivano alla velocità della luce. Paura, curiosità, sgomento, sfiducia. Le stesse che aveva provato lei stessa, molti anni prima, nell'apprendere ciò a cui stava lavorando suo padre. Il motivo per cui si trovava in Antartide quel giorno, il motivo per il quale era morto e il motivo che l'aveva spinta a cercare lavoro alla Nerv. Le medesime emozioni erano riaffiorate in lei il giorno in cui Gendo Ikari le aveva consegnato il tesserino di riconoscimento che la indicava a tutti gli effetti come Direttore Operativo della Nerv.
     
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  8. Neo~Ambush
     
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    Chris si fermò appoggiando il cucchiaio di fianco al piatto ancora ripieno di zuppa. Sul volto un misto tra incredulità e sorpresa delineava perfetamente lo stato d'animo del giovaqne in quel momento. Per quanto tutta quella situazione fosse strana fin dall'inizio, la NERV, l'averlo chiamato in giappone dall'europa, il silenzioquasi totale sul suo compito li era improvvisamente diventata a dir poco assurda. Nella sua mente vorticavano tutte le nuove informazioni appena apprese da Misato, innanzitutto la verità sul second impact che non era il risultato dell'impatto di un meteorite, come gli era stato spiegato a scuola, ma il risultato di uno strano esperimento portato avanti dalla Gehirn, la futura NERV. L'impatto aveva reso possibile l'apparse di strane creature che venivano chiamati Angeli e che lui, semplice ragazzo irlandese, avrebbe dovuto combattere a bordo di una macchina umanoide chiamata Evangelion, una sorta di gigantesco robot. Chris portò le mani davanti al volto congiungendole per poi poggiarvi la fronte, nella sua vita si era sempre detto che nulla lo avrebbe mai sorpreso, il suo orgoglio probabilmente non glielo avrebbe mai permesso, ma in quela situazione doveva ammettere di essere a dir poco sconvolto. Tutto quello che sapeva, tutto quello che aveva scoperto sulla NERV, sul second impact e sul suo lavoro li era statto totalmente scombinato e rimescolato nella maniere più improbabile e questo l'aveva atterrato.Continuò ad ascoltare le parole di Misato che continuava a parlare spiegando il metodo di scelta dei piloti di questo Evangelion e sul fatto che la mattina dopo si sarebbero recati al quartier generale per i primi test. Il ragazzo non si pose nemmeno il problema di che tipo di test sarebbero stati, normalmente avrebbe fatto milioni di domande per essere il più pronto possibile ma in quella situazione tutto ciò era passato in secondo piano.
    -quindi...- disse poi dopo un apparentemente interminabile silenzio [color=#000080]-..io dovrei pilotare questo evangelion per...- fece un altro respiro -sconfiggere questi angeli ma cosa sono gli angeli? come dovrei...- si fermò sospirando. In quel momento erano troppe le domande che aveva in testa e per potergl idare un minimo ordine forse ci voleva qualche minuto in più. Quando fu sicuro di aver scelto accuratamente la domanda da porre alla donna di fronte a lui alzò gli occhi al cielo e continuò
    -allora partiamo dall'inizio, quasti angeli sono frutto dell'esperimento della NERV? e quindi ora questa organizzazione sta cercando di porre rimedio al suo errore?- si fermò un attimo per riprendere fiato -sa perchè proprio io sia stato chiamato per questo compito? e soprattutto ci sono altri ragazzi come me?- queste erano più o meno le domande di cui più gli premeva avere risposta, ovvero il motivo che spingeva avanti la nerv e come mai prorpio lui era stato chiamato li. Lasciò da parte tutti quesi questi a cui era già giunto ad una conclusione da solo come il funzionamento di un evangelion, sulla forza di un angelo, la sua possibile morte e su una miriade di altre piccolezze.
    Finito di porre le domande a Misato il giovane riportò gli occhi sul piatto ma come era prevedibile l'appetito se n'era già bello che andato e nemmeno l'ultimo sorso di birra davanti a lui aveva la benchè minima attrattiva. Il silenzi oche si era venuto a creare rendeva la situazione ancora più stressante e opprimente per entrambi e quidni il ragazzo si costrinse a parlare in modo da spezzare quella situazione
    -beh quando sono partito mi sono detto di dover fare del mio meglio e di andare avanti nonostante le eventuali difficoltà, certo non mi aspettavo nulla del genere ma...- sorrise forzatamente -...ora sono qua, e sono sicuro di poter essere d'aiuto- quella parole da semplice mezzo per alleviare la pesantezza del precedente silenzio si erano trasformate quasi a sua insaputa ad una sorta di incitamento verso se stesso, un modo per alleviare la tensione che provava e per rioprirsi nuovamente della sua caratteristica convinzione di superiorità.
     
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    Shinji Ikari
    Outside the rain's pouring down. There's not a drop that hits me. Scream at the sky but no sound. Is leavin' my lips, it's like I can't even feel after the way you've touched me. I'm not asleep but I'm not awake after the way you loved me.
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    Un mese.
    Era trascorso un mese, o quasi, dall'ultimo attacco degli Angeli.
    Un periodo di tregua e pace che nessuno si sarebbe mai aspettato, e che nessuno avrebbe mai sperato.
    Ed io me ne ero andato, mi ero allontanato da tutto quello. Da tutto quello stress, quel dolore, quella follia.
    Eppure non era servito a niente, alla fine ero tornato.
    Anche perchè, probabilmente, non avrei mai avuto la possibilità di abbandonare tutto.
    Abbandonare tutto e tutti.
    Non ne sarei mai stato capace.
    Non avrei mai potuto abbandonarla. Non lei.
    Ma non potevo far altro che pensare cosa avrei dovuto vivere, ancora una volta: la Guerra.
    La Guerra per la Sopravvivenza. Nessuna legge, se non quella di andare avanti.
    Uccidere. Uccidere. Uccidere.
    Al solo pensiero di quella parola, tremavo, ancora.
    Ed ero lì, seduto su una sedia del treno, diretto a Neo-Tokyo 3, a pensare.
    Le cuffie del mio lettore musicale poste alle orecchie, con la musica che, leggere, scorreva, canzone dopo canzone, alleviando i dolori del mio animo.
    Ma nella mia mente, uno dopo l'altro, si figuravano i sanguinosi scontri avuti con gli Angeli comparsi fino ad adesso.
    Ayanami rischiò la vita.
    Suzuhara rischiò la vita.
    Lei rischiò la vita... Asuka rischiò la vita.
    Spesso la gente mi chiedeva: "per quale motivo piloti l'Eva?"
    Ed io avevo sempre risposto che era per farmi accettare, per poter essere elogiato dagli altri, per non dovermi sentire solo, mai più.
    Ma ciò, era vero? O era solo una menzogna?
    Una menzogna rivolta a me stesso, più che agli altri. Una menzogna che avevo bisogno di esternare per convincermi di avere un motivo per cui pilotare l'Eva.
    Ma non era così.
    Pilotavo quel gigantesco Robot solo perchè mi veniva ordinato di farlo.
    Ma adesso non più.
    Avrò ancora paura, tremerò ancora ogni volta che dovrò affrontare un Angelo, piangerò ogni volta che mi sentirò terrorizzato.
    Ma adesso avrò il coraggio di abbattere quella paura, avrò il coraggio di frenare le mie lacrime.
    Lo avrò, se servirà a proteggerla.
    "Per quale motivo piloti l'Eva?" mi chiederanno.
    "Per proteggerla." risponderò.
    Fu, poi, un'istante, un momento in cui la musica nelle mie cuffie si arrestò e, allora, sentii il fischio del treno e le luci scorrere, rapidamente, di fronte a me, da quel finestrino. Erano le luci della città.
    Di fronte a me uomini, donne, bambini, giovani e anziani.
    Persone, persone che non avevo mai visto e che probabilmente non avrei mai più rivisto.
    E le luci, leggere, che penetravano da quelle finestre, illuminavano quelle persone, i loro volti, e le loro ombre.
    Ombre sconosciute.
    La musica tornò, facendo piombare nuovamente il mio animo nei suoi più angusti pensieri, mentre i miei occhi blu, scuri, rimanevano fissi sulle persone che, mutavano, cambiavano.
    Uomini, donne, bambini, giovani e anziani.
    E poco dopo, il capo linea.
    Fu allora, fu solo allora, che le mie mani si mossero, scivolando nella mia tasca, la tasca dei miei pantaloni, neri, per estrarre il mio lettore musicale. Guardai per alcuni secondi l'oggetto, per poi lasciare che il mio dito medio si posasse sul tasto di accensione, per spegnerlo.
    Mi tolsi le cuffie, alzandomi dalla sedia del treno, avvolgendole attorno ad esso, per poi riportarlo in tasca e, lentamente, scendere dal treno.
    Le porte di esso, allora, si chiusero alle mie spalle.
    Dietro il mio zaino.
    Neo-Tokyo 3, ero infine tornato. Davvero.
    Le mie labbra s'incresparono appena, chi mi avrebbe visto in quel momento avrebbe potuto giurare di vedermi sorridere.
    Ma poteva considerarsi quella sottospecie di smorfia un sorriso?
    Eppure, in quel luogo, era come se fossi a casa.
    Qui non vi erano ombre sconosciute.
    Lasciai, allora, che le mie mani sistemassero appena la bianca camicia che portavo, aveva una parte del colletto fuori posto.
    Inizia, allora, a camminare. A camminare verso la casa della Signorina Katsuragi.
    Già, perchè era lì che, adesso, vivevo.
    Con Misato ed Asuka.
    -Asuka...-
    Sussurrai.
    -Chissà cos'hai fatto in questo mese...-
    Dissi, fra me e me, sospirando appena mentre i miei passi, uno dopo l'altro, mi stavano conducendo nella giusta via, nella giusta direzione.
    Camminai, di fianco alla grigia strada, battuta, solo ogni tanto, da qualche auto che, libera, sfrecciava in quel luogo, illuminando il mio volto con i suoi fari.
    Lasciai, allora, che la mia mente si liberasse di ogni pensieri, mentre camminavo, ascoltando i rumori che quella città mi offriva: il rombo della auto, le urla dei ragazzini che giocavano e delle mamme che urlavano.
    Era oramai sera.
    Ed infine arrivai.
    Arrivai di fronte a quel grande palazzo che ospitava l'appartamento della Signorina Katsuragi, e tanti altri appartamenti; sia di dipendenti NERV, sia di persone normali.
    Salii le scale, giungendo infine al piano giusto. Non potevo sbagliarmi.
    Mi avvicinai, lentamente, alla porta di casa, poggiando la mano sulla maniglia ma rimanendo immobile, per un attimo.
    Feci un profondo respiro, prima di lasciare che la mia mano facesse forza sulla maniglia, ruotandola, aprendo la porta ed entrando, toglieandomi le scarpe.
    Sospirai di nuovo, notando il disordine che vi era in quella casa, anche lì all'ingresso, o quasi.
    Sorrisi, davvero. Sorrisi veramente.
    Lasciai allora che dalle mie labbra fuoriuscirono delle parole, per attirare l'attenzione di Misato che, sicuramente, era di la a mangiare qualche cibo precotto.
    -Signorina Katsuragi, sono io, Shinji! Sono tornato!-
    Chissà, magari sarebbe sbucata fuori dal nulla, dandomi il bentornato, per poi farmi capire che sarebbe stata felice se avessi preparato qualcosa per cena, anzichè mangiare, ancora una volta, i suoi amati cibi precotti.
    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.


    Edited by haxor - 7/8/2017, 22:20
     
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    Misato era perfettamente conscia del fatto che nulla di ciò che gli aveva detto poteva vagamente apparire sensato a orecchio inesperto. D'altronde, a meno che non si vivesse quotidianamente quella realtà satura di angeli e rischi di sopravvivenza, la storia che gli aveva appena narrato corrispondeva a follia. Follia. Era questo ciò che aveva letto nello sguardo allarmato di Christopher che cercava di fare ordine nel bagaglio di informazioni contorte che gli aveva appena fornito. Di sicuro il Second Impact aveva rappresentato per il resto del mondo un cataclisma privo di spiegazione, se si toglie le informazioni fittizie con le quali i governi esteri avevano tappato le bocche di cittadini avidi di informazioni. La verità era per i pochi eletti che, volutamente o meno, si erano ritrovati a far parte della Nerv. E nonostante lei ne facesse parte da anni, sentiva in cuor suo che molte cose le erano state celate. L'arrivo dei nuovi piloti aveva innescato un vortice di azioni senza spiegazioni e nemmeno il capitano Ikari si era preso il disturbo di illuminarla sulla faccenda. Si era limitato a darle una nomina per i successi conquistati, un modo come un altro per farla stare buona ed evitare che cercasse di carpire informazioni autonomamente. Ma lei non si era fermata, nè era intenzionata a farlo. Le sembrò strano che Christopher non le avesse chiesto nulla a proposito del test di attivazione dello 07, il suo futuro Evangelion; di solito era la prima domanda che i piloti ponevano. Ma ne fu contenta perchè altrimenti avrebbe dovuto spiegargli ulteriori cose complesse e credeva che per quella sera le cose che gli aveva riferito fossero abbastanza.
    -Gli Angeli sono sono gli antagonisti del genere umano, esseri il cui obiettivo è penetrate nel Terminal Dogma del Geo Front, e per farlo attaccano continuamente Neo Tokyo 3. Se dovessero raggiungere il loro scopo, si verificherebbe il Third Impact.-
    Come sempre quando si trattava di lavoro la sua foce era ferma e decisa, ogni parola scandita con precisione in una voce modulata in anni e anni di esercizio. Era fondamentale che Christopher capisse la portate e l'importanza del compito che gli era stato affidato. Salire sull'Evangelion e pilotarlo lo avrebbe reso l'artefice della salvezza del genere umano.
    Nel pronunciare le ultime due parole strinse la presa attorno alla lattina, provocando la fuoriuscita parziale della birra che si riversò sul tavolo di legno. Non se ne curò, decida a portare a termine il suo scopo e far capire a Chris che non si trovava in Giappone per gioco, ma che ciò a cui andava incontro andava preso con la massima serietà. - Il come ti verrà spiegato domattina dalla dottoressa Akagi, la cosa che ora mi preme farti capire stasera è che da domani entrerai in un vortice di esperienze che non solo metteranno a repentaglio la tua stessa vita, ma che garantiranno la salvezza dell'uomo ogni volta che conseguirai una vittoria. E' tutto chiaro?-
    Se ripensava a come lo aveva accolto poche ore prima, con un sorriso a trentadue denti e l'adrenalina di avere un ragazzo di cui occuparsi, beh, ora si sentiva come un generale di marina. Però non si sarebbe fatta condizionare dai propri sentimenti, non questa volta. Non avrebbe avuto pietà per lui o timore di scuoterlo o intimorirlo con i suoi toni. Era giusto che avesse le cose ben chiare nella mente, visto che al quartier generale sarebbero stati più silenziosi di quanto lo erano state le guardie che lo avevano accolto all'aeroporto.
    Trasse un respiro profondo, guardando di sottecchi il piatto di sushii che non si raffreddava, al contrario della zuppa che non aveva ancora finito. Il silenzio che aleggiava nella stanza era palpabile e Misato sapeva che ce ne sarebbero stati altri. Vuoti incolmabili di un destino che li aveva uniti.
    -In pratica...si.- Non era ancora tempo per informarlo su tutto, d'altro canto lei stessa era ignara di molte cose, passate e presenti. -Certo. Ci sono ragazzi di età compresa tra i quattordici e i ventitré anni, che come te hanno le caratteristiche necessarie per poter pilotare gli Eva.-
    Un sorriso smorzato si alungò sul suo viso quando lo senti pronunciare le ultime parole.
    Forse si trattava di rassegnazione o di una sottospecie di speranza, ma gli sarebbero servite per adempiere al compito che gli era stato assegnato. Stava per proseguire quando il rumore della porta di casa che si apriva arrestò ogni suo movimento. Rimase immobile, con i sensi all'erta e pronta a scattare per assalire il nuovo visitatore. Poteva essere un ladro e in tal caso se la sarebbe vista brutta. Misato aveva studiato arti marziali per anni e ormai, complice il suo lavoro, sapeva difendere sé stessa e il prossimo alla perfezione. Poi ecco giungerle alle orecchie una voce familiare, che non udiva da un mese. Quella di Shinji. Il ragazzo aveva deciso di andarsene, ma non era la prima volta che accadeva e ormai era certa che sarebbe tornato, presto o tardi. Nel frattempo a ricoprire le sue veci erano bastate Asuka e Rei e ora aveva fatto la sua comparsa anche Christopher. Ovviamente se non fosse tornato in tempi brevi si sarebbe mobilitata lei stessa per andarlo a prendere ovunque fosse andato. Ma a quanto pareva non sarebbe stato necessario. Si alzò furtiva dalla sedia e raggiunse l'uscio di casa, guardando con gioia una figura esile che aveva imparato ad amare come una madre.
    -Era ora che tornassi! Ti mancava la presenza di una donna nella tua vita, ehh?!-
    Era tornata la solita Misato, colei che non perdeva occasione per fare arrossire Shinji e che vedeva sempre il lato positivo di ogni cosa. Lo abbracciò, stringendolo forte come se temesse che potesse scivolarle dalle dita. - Vieni, devo farti conoscere una persona.-
    Non gli chiese come stava. Era sicura che, se era scappato, il suo animo tormentato non era in piena forma e il fatto stesso che era tornato significava che ora stava meglio. Il resto glielo avrebbe detto lui, se lo avesse desiderato. Gli circondò il polso con la mano e lo condusse in sala da pranzo, incurante del lettore musicale che veniva sballottato per terra.
    Tornò da Christopher con un sorriso raggiante, spingendo Shinji verso di lui.
    -Prima mi stavi chiedendo se esistevano altri piloti. Ecco, lui è uno di questi. Ti presento Shinji Ikari, il tuo futuro coinquilino e compagno di avventure! Shinji, lui è Christopher Catery, il Seventh children!-
    In fasi euforiche come quelle, Misato era capace di vendere ghiaccio agli eschimesi e quindi far sembrare la condivisione di un obiettivo come la sconfitta degli angeli, una passeggiata.
     
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  11. julia_katina
     
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    Asuka Soryu Langley
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    Fine di settembre. Faceva presto buio, ormai. E l'aria era più fresca, appena frizzante. E poi, in quei pochi alberi impiantati lungo le vie di Neo-Tokyo 3 - gli aceri giapponesi, momiji - si accendevano, diventando un calderone infuocato di colori: soprattutto i toni del rosso, dal porpora ad una sorta di giallognolo rossastro, così buffamente simile al colore dei propri capelli, ma anche verde - però preferiva i colori più caldi, naturalmente.
    Più di qualche foglia aveva preso già a cadere.
    Lei si divertiva a calpestarle, frantumarle con la potenza di passi giganti - in confronto alle foglie cadute a terra, ovvio. Era divertente, ed appagante, pensare a loro come cose minuscole, idiote, inutili. E lei era l'EVA, l'EVA-02, e con i propri piedi spappolava i nemici, ed i loro corpi scricchiolavano sotto le suole. Gridavano pietà, ma lei non voleva ascoltare.
    Ancora a maniche corte, camminava verso il casermone dove lei e - stava per dire Shinji, ma si corresse appena in tempo e per lui non ebbe più alcun altro pensiero - Misato abitavano, quel buco di casa giapponese in stile moderna.
    Ancora, dopo i mesi trascorsi insieme, faticava ad abituarsi a spazi tanto ristretti: lei, a differenza dei giapponesi, aveva molte cose, perché era giusto che una ragazza ne possedesse, e molte, e perciò in quell'appartamentino stava stretta come una sardina era pigiata, fra le sue compagne, dentro una scatoletta di latta.
    A proposito di sardine, pensò, avrebbe potuto comparne una scatola, per Pen Pen. Le bestie le piacevano, e poi quel pinguino era carino. Una delle poche cose apprezzate a casa del capitano - di certo non la sua spazzatura tenuta in stanza, che schifo.
    Ma, dato che era stata in giro, fino a poco prima, con la capoclasse, Hikari, se ne era dimenticata. In fondo erano amiche, ecco, e lei era ancora depressa per la fine Toji - andava a trovarlo quasi ogni giorno, appena i compiti e la famiglia lo permettevano.
    Con una piccola scrollata di spalle, Asuka in realtà appuntò mentalmente che quella dello stupido, che s'era messo a giocare con loro a fare il pilota, non era davvero la fine...
    Forse.
    Era in coma, certo, e quindi era una specie di morte, ma, le avevano riferito, i dottori non escludevano che, prima o poi, avrebbe potuto riprendere i sensi.
    Allora, si chiese Asuka, sarebbe tornato quello di prima? Quel novellino sbruffone, che faceva sempre la voce grossa a scuola, quello stupido bullo senza spina dorsale. Cosa credeva? Che bastasse salire su un EVA per essere un vero pilota? Ecco cosa capitava agli sciocchi.
    In un certo senso se lo era voluto.
    Scostò con fare arrogante una ciocca rossa dal viso, come sottolineare ad uno spettatore invisibile, suo compagno di passeggiata, che lei era di un'altra pasta, assolutamente.
    E pure se non era l'unica - ogni volta le veniva uno strano buciore allo stomaco, al sol pensiero - lì, a pilotare un EVA, nessuno era come lei. Non quella disgustosa bamboletta di Ayanami, capace solo di esser un giocattolino - forse persino sessuale, pensò con un breve ghigno maligno stampato sul viso - del padre di Shinji, né, per l'appunto, di quello là, un moccioso capace di piangere ad ogni occasione, e che a volte - irritante! - assomigliava per certi versi a quell'altra, sempre così passivo.
    Come detestava le persone inutili! Le cose inutili! Voleva schiacciarle, come aveva fatto con quelle foglie!
    Strinse i denti, e la mano, attorno alla borsa.
    Si distese un poco solo quando fu sul pianerottolo - non voleva che Misato la vedesse irritata: odiava le sue domande impiccione.
    Avrebbe fatto un bel bagno caldo, ecco. E poi un gelato ed un po' di televisione, prima di mangiare ed andare a dormire. L'indomani sarebbe stato un giorno migliore, ne era sicura.
    Estrasse la carta magnetica - Misato gliela aveva data, una copia delle - ed aprì la porta.
    Per essere investita da chiacchiere.
    In quel buco di casa non c'erano segreti: Misato aveva la lingua lunga, e gli spazi erano troppo piccoli per non sentire - e piuttosto bene, anche - cosa si dicesse nella stanzetta accanto.
    Mentre un sopracciglio, il destro, si sollevava sempre di più, pronto a sfiorare quasi l'attaccatura dei capelli, pensò - sperò - all'inizio che fosse solo una festa privata fra il capitano, le sue numerose lattine di birra scadente e la televisione. Ma poi, ad ogni - lento - passo, la speranza sfumò sempre di più ed allora, irritata, Asuka sperò almeno che fosse qualcuno di gradito, per esempio Kaji - ma perché non l'aveva chiamata al telefono, allora?! - o la dottoressa Ritsuko Akagi, molto amica di Misato.
    Le voci, però, erano troppe, e nessuna, a parte quella della padrona di casa, femminile.
    Sospettosa, Asuka finì di percorrere il piccolo corridoio a passi silenziosi, rasentando il muro con corpo, sporgendo soltanto, alla sua fine, il capo. Giusto per spiare chi cavolo ci fosse in casa propria.

    Se ho detto cose non vere o che contraddicono la vostra role, vi prego di dirmelo. ^^ Cambierò subito.
    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.


    Edited by haxor - 5/8/2017, 14:53
     
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    Narrato...
    -Parlato...-


    Ombre Sconosciute
    Stage 2


    Dovetti attendere solo qualche secondo, qualche istante, qualche momento.
    Momenti di puro silenzio.
    Fu allora che vidi la figura della Signorina Katsuragi spuntare fuori dal nulla, dalla cucina, sorridente, con gli occhi leggeri, gioiosi, come quelli di un bambino di fronte ai regali per il suo compleanno.
    Fu, allora, che sentii le sue braccia strignersi attorno a me, in un morbido e delicato abbraccio.
    Quel calore; calore di un'amicizia, di una sentimento.
    Ero davvero tornato a casa.
    Mi diede il bentornato, a suo modo, facendomi arrossire, come al solito, imbarazzandomi, con le sue solite battute e frecciatine; ma l'imbarazzo, quella volta, se ne andò rapidamente dal mio volto, lasciando che dalle mie labbra fuoriuscisse una leggere risata, divertita.
    Per la sua battuta, per quella situazione in generale.
    In quel momento; mi sentivo felice.
    Eppure quella felicità, quell'istante di serenità, sarebbe svanito da lì a poco. Sentii la mano della Signorina Misato avvolgermi il polso, per trascinarmi con lei, dicendo che doveva presentarmi una persona.
    Di chi si sarebbe trattato?
    Non mi resi neanche conto del fatto che il mio lettore musicale scivolò fuori dalla mia teasca, poco prima di svoltare per entrare in cucina, spostandoci da quell'angusto corridoio.
    Fui costretto a seguire la Signorina Misato, anche perchè non sarei mai stato in grado di liberare il mio polso dalla presa della sua mano.
    -Signorina Misato, posso seguirla anche se non mi trascina così...-
    Dissi, o almeno ci tentai, poichè non appena le mie parole finirono di echeggiare nell'etere eravamo già giunti a destinazione; i miei occhi si mossero, rapidamente, sull'intera sala.
    Osservai le scartoffie e le cartacce che erano sparse ovunque.
    Proprio come me la ricordavo, o meglio, come me la ricordavo prima del mio arrivo.
    Misato, prima del mio arrivo e quello di Asuka, aveva vissuto da sola e non si era mai preoccupata delle faccende di casa.
    Quello era divenuto compito mio, anche per ringraziarla del fatto che aveva deciso di predermi con se.
    La mia assenza si era fatta notare; ma in quel momento i miei pensieri si rivolsero al disordine solo per alcuni momenti, poichè la voce della mia tutrice raggiunse il mio udito, distogliendo il mio sguardo dal suolo, costringendomi a levare i miei occhi blu, scuri, verso il tavolo, della cucina, sul quale era già posata la cena.
    Fu solo allora che notai una presenza a me non familiare, un ragazzo, che doveva avere qualche anno in più di me, dai capelli corti, chiari, e gli occhi azzurri.
    Egli sedeva a tavola, con di fronte la cena.
    Eppure non ebbi il tempo di aprire bocca, ne di voltarmi verso la Signorina Misato, per domandarle chi esso fosse.
    Fu lei a dire tutto.
    Disse che quel giovani si chiamava Christopher e che era stato scelto come Seventh Children.
    E sarebbe rimasto ad abitare da lei.
    Fu in quel momento, però, che i miei pensieri si estraniarono da tutto, da tutto e tutti.
    In quella stanza, in quel momento, eravamo in tre: io, Misato, e il Seventh Children, Christopher.
    Mi accorsi, allora, che all'appello, mancava qualcuno.
    Mancava una persona.
    Mancava lei.
    I miei pensieri, però, vennero interrotti dalla leggera spinta della Signorina Katsuragi che, allegra come sempre, sembrò invitarmi ad avvicinarmi a lui.
    Feci un leggero inchino, dicendo.
    -Molto piacere, Christopher.-
    Forse, il ragazzo, si sarebbe aspettato un'accoglienza più calorosa, più allegra, e solare.
    Ma non potevo essere allegro.
    Avevano scelto un nuovo ragazzo al quale affidare un Eva, ciò significava che le tre unità affidate a me, Rei, ed Asuka erano insufficenti.
    Gli Angeli si stavano facendo, forse, più potenti?
    Mossi alcuni passi, allora, verso le stanze da letto con l'intenzione di andare a lasciare lo zaino e poi andare a farmi un bagno, ne avevo bisogno, ma nella mia mente balenò una terribile sensazione.
    Una terribile preoccupazione.
    Lasciai che lo zaino scivolasse a terra, dalle mia spalle, e mi voltai verso Misato ripercorrendo quei pochi passi che avevo percorso, a ritroso, rivolgendomi a lei.
    -Signorina Katsuragi per quale motivo è stato scelto un Seventh Children? Non bastano gli Eva pilotati da me e le ragazze? O forse...-
    Strinsi forte un pugno, deglutendo un po' di saliva, amara, al solo pensiero di quello che stavo per domandarle.
    -O forse è successo qualcosa ad Asuka o a Rei?!-
    Non vi erano stati attacchi di Angeli, non avevo ricevuto richiami in quel mese, e quindi per quale motivo era stato scelto un nuovo pilota?
    E se fosse accaduto qualcosa ad una delle ragazze? Magari durante un esperimento, un test?
    Non me lo sarei mai perdonato! Non me lo sarei mai perdonato se fosse successo qualcosa a loro!
    Non me lo sarei mai perdonato se fosse accaduto qualcosa a lei!
    E sperai, in quel momento, che i miei non fossero altro che brutti pensieri, idee stupide senza alcun senso.
    Alzai gli occhi, con sguardo preoccupato, in direzione del volto della Signorina Katsuragi, in attesa di una risposta. Una vera risposta.
    Una risposta che avrebbe confutato le mie preoccupazioni e avrebbe smentito le mie preoccupazioni.
    Quanto avrei voluto sentire la sua voce prendermi in giro, come faceva sempre, in quel momento.

    E1O1OOm
    Nome » Shinji Ikari.
    Status Fisico » Ottimale.
    Status Mentale » Preoccupato.
    Status Unità Evangelion » Operativo [100%] - Inattivo.
    Riassunto Azioni » Shinji viene accolto da Misato e con sorpresa scopre che è stato scelto il Seventh Children.



    Edited by ¬ E V A - 20/9/2013, 21:34
     
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  13. julia_katina
     
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    VhR2Cno
    Quello che sentì, per poco, non la fece cadere a terra per lo shock - si, scheiße! Era proprio traumatizzata, ecco! E, come al solito, era tutta colpa degli altri.
    Per non perdersi nemmeno una parola, poi, s'era sporta tanto in avanti da dimenticare che, dato che quello era un vero buco ed ogni stanza si trovava incollata all'altra, avrebbero potuto anche vederla, e dunque s'era ritirata - di botto - all'indietro, spalmando la schiena alla parete e rischiando - ci mancava quello! - di sbattere la capoccia contro il duro.
    Dannazione a loro.
    A Misato ed a quegli altri due - Ikari era tornato! - là. Compreso quello nuovo... come scheiße si chiamava!
    Segretamente disorientata, per un attimo accarezzò l'ipotesi di levarsi dai piedi. Momentaneamente, certo. Perché, se proprio qualcuno doveva andar via, in maniera definitiva, quella - figurarsi! - non era lei. Proprio per nulla.
    No.
    Semplicemente, avrebbe fatto marca indietro, e sarebbe via di lì. Per un poco. Magari avrebbe potuto cercare di contattare il signor Kaji, giusto per farsi consolare - ne aveva ragione e bisogno.
    Il punto era che fuggire, giusto per restare in tema, era una cosa da Shinji Ikari, non da Asuka Sōryū Langley. Lei era una combattente, tanto quanto dentro l'EVA che al suo esterno, quando non era più alta di un metro e settanta, a terra come tutti gli altri poveri idioti, e con una stupida divisa scolastica addosso. Non era una codarda.
    E fuggire, nonostante si avessero tutte le motivazioni - l'indignazione in primis, tanto per dirne una... - per farlo, sarebbe stato appunto un gesto da codardi.
    Non voleva assolutamente che qualcuno potesse pensare lei lo fosse! Avrebbe preferito morire, senza ombra di dubbio.
    Perciò, quando il suo nome venne ripetuto - dannato Ikari, lo faceva sembrare sempre una nenia lamentosa! - una seconda volta, decise che, visto che si parlava di lei, fosse più che giusto intervenire, rispondendo di persona a quelle domande idiote.
    CITAZIONE
    -O forse è successo qualcosa ad Asuka o a Rei?!-

    "Asuka sta bene, molte grazie!" esordì allora, con aria arrogante, dopo essersi fiondata a passi lunghi, carichi ed inarrestabili come treni, dove quelli pensavano di fare i loro comodi senza l'oste - cioè lei. "E che diamine ci fai qui, tu? Eh, First?" continuò, piazzando le mani sui fianchi, con le gambe divaricate, come era solito - non che se ne accorgesse, non davvero - quando s'imponeva, ovvero era necessario - spesso, purtroppo - farlo.
    "Signorina Katsuragi!" chiamò con fare imperioso la donna, come fosse stata lei la tutrice lì dentro. Ed in effetti, modestie a parte, pensava davvero di esser l'unica con del sale in zucca in quella stanza. Roba da pazzi. Fra l'altro, poiché quella era un'autentica - all'incirca... - giapponese, si sarebbe accorta che il chiamarla per cognome, invece d'usare il nome proprio, denotava una certa distanza. Mettere paletti, come si usava dire.
    "Torno a casa, dopo aver fatto il mio dovere - nonostante io non ne abbia bisogno: solo una laureata, vorrei ricordare - di studentessa e cosa trovo? Un esercito in casa?!"
    Stava esagerando, perché in fondo erano solo due ragazzi e non mille: ma non le importava.
    "Chi è quello là?!" continuò, aggressiva e stizzita, indicando col mento - le mani erano ancora lì, sui fianchi - il nuovo arrivato.
    Era carino, tutto sommato, valutò in fretta. Ma non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa nemmeno dalla reincarnazione di Rodolfo Valentino - che manco le piaceva, poi. C'era una certa gerarchia da rispettare, e lei ne era a capo.
    "E poi..." continuò senza fermarsi e dare il tempo agli altri di replicare, come accade durante una tempesta, coi tuoni ed i lampi che si rincorrono uno appresso all'altro, senza sosta "...c'è anche il nostro Shinji! Il nostro eroe!"
    Il tono volutamente mieloso, grondante di ironia.
    "Che bella famiglia siamo!" concluse.
    Non ne voleva mica una. Non quella, almeno.

    Edited by julia_katina - 19/9/2013, 20:22
     
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    Nell'arco di appena dieci minuti il caos s'insinuò con prepotenza della piccola abitazione di Misato Katsuragi. Non solo fece la sua comparsa Shinji, ma fu il turno anche si Asuka, la quale si era assentata per motivi di studio; dopo la scuola si era recata a studiare da un'amica, una certa Hikari se non ricordava male, e quindi eccola tornare a sera inoltrata invece che di pomeriggio come era solita fare.
    Misato teneva sotto controllo il rendimento scolastica dei due piloti ma se giustificare la poco presenza di Asuka a scuola era stato semplice non lo era stato altrettanto giustificare la sparizione di Shinji, durata ben un mese. Ciò avrebbe compromesso le sue possibilità di passare l'anno e la Nerv non avrebbe lasciato correre la cosa come se niente fosse. Misato già si immaginava il terzo grado che al quale sarebbe stata sottoposta, in quanto tutrice del ragazzo; appena si fosse presentata l'occasione gli avrebbe fatto una bella ramanzina e guai se una sparizione così lunga si fosse ripresentata una seconda volta.
    Shinji iniziò a tempestarla di domande e la donna iniziò ad avvertire un leggero mal di testa. Stavano accadendo troppe cose contemporaneamente e lei aveva responsabilità legale non di uno ma ben di tre ragazzi. Ci mancava solo che pure Rei si trasferisse nella sua dimora e avrebbe detto addio ai suoi neuroni. Guardò di traverso Shinji, stupita di vedere in lui una reazione vagamente simile a quelle che normalmente hanno gli adolescenti. Lui, che sembrava inscalfibile ad emozioni normali.
    -No Shinji, non bastano. Durante un eventuale attacco di più angeli, o di uno particolarmente forte, se già due dei tre piloti fossero impossibilitati a combattere potremmo non avere speranze di vittoria.-
    Lo guardava dall'alto in basso e una volta finito di parlare mollò la presa attorno al suo polso. Era tornata nuovamente seria e intendeva rimanere così finché non avesse compreso che la Nerv necessitava di avere un plotone di Eva abbastanza corposo per far fronte a qualsiasi evenienza. Il problema di tale progetto era fondamentalmente di natura economica: Costruire nuovi Evangelion era oltremodo dispendioso e sia la Russia che gli Stati Uniti erano restii a rilasciare fondi al Giappone per tale causa.
    Se non fosse stato così la Nerv avrebbe giovato di un numero ancora maggiore di Eva e di piloti, visto che anche loro tra mantenimento, istruzione, utensili e altro costituivano una spesa non indifferente. Prendiamo il nuovo arrivato, Christopher, a lui era stato pagato anche il volo privato dall'Irlanda al Giappone.
    -Sia Rei che Asuka stanno ben...-
    Non ebbe modo di ultimare la frase perchè la porta di casa fu aperta per la seconda volta nell'arco di pochi minuti. La donna era tranquilla, aveva dato le chiavi solo ai due ragazzi e il dispositivo di sicurezza impiantato nella porta impediva qualsiasi tipo di scassinamento e intrusione di ladri.
    Non poteva essere che Asuka, visto che Shinji era lì con lei.
    Difatti in meno di pochi secondi ad occupare la ristretta sala da pranzo arrivò anche la ragazza tedesca, il cui arrivo non poteva passare di certo inosservato vista la quantità spropositata di parole che accompagnarono il suo ingresso e il tono quasi isterico.
    Si trovò a sbuffare senza rendersene conto per il modo saccente con cui era stata chiamata dal second children. Asuka era fatta a modo suo, dal punto di vista di Misato era fatta male, tuttavia quel suo temperamento le permetteva di conseguire una vittoria dopo l'altra e questo la rendeva felice. Comunque preferiva quel tipo di carattere che se non altro era forte e determinato piuttosto che quello servile e apatico di Shinji. Rimase seria per qualche secondo, poi lasciò che il suo fare bonaccione prendesse il sopravvento e accolse le sue parole con una smorfia buffa a deformarle i lineamenti del viso.
    -Bentornata Asuka- lasciò intercorrere qualche secondo tra una frase e l'altra per sottolineare il fatto che la rossa avesse peccato di scortesia, arrivando senza nemmeno salutare come dio comandava. -Ti informo che da oggi in poi dovrai dividere la casa anche con questo bel giovanotto. Si chiama Christopher Catery ed è il seventh children.-
    Sapeva che questa novità l'avrebbe mandata fuori dai gangheri. Ricordava ancora il giorno del suo trasferimento, quando aveva passato due ore buone a lamentarsi delle ristrette dimensioni della propria camera e di altre sottigliezze con le quali, volente o nolente, aveva dovuto imparare a convivere.
    La presenza di Chris sarebbe stata un'ulteriore ombra su quello che ormai considerava il suo territorio, ma ci avrebbe fatto l'abitudine. Tra l'altro ormai aveva giusto una stanza in più per Chris (già si immaginava la reazione di Asuka se avesse dovuto condividere la propria stanza con lui o con Shinji, di certo avrebbe preteso di averne una per lei e che i due maschi dividessero quella di Shinji), ma basta, stop, non avrebbe potuto ospitare ulteriori piloti se fossero arrivati.
    -Già, una famiglia mooolto numerosa.-
    Trillò con una vocina infantile, ritenendo di essere simpatica. Osservò la cucina e in quel momento le venne in mente che non aveva previsto due bocche in più da sfamare quella sera. La sua zuppa doveva essersi raffreddata; la guardò con aria rassegnata e distolse lo sguardo per tornare a puntarlo sui ragazzi.
    -Asuka ero convinta saresti rimasta a dormire dalla tua amica, per caso hai già cenato? E tu Shinji? Dovrei avere ancora qualche scatoletta nel frigo.-
    Manco si trattasse di cibo per animali. D'altra parte lei era impedita ai fornelli e non aveva nemmeno voglia di tentare di migliorarsi.
     
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    Narrato...
    -Parlato...-


    Ombre Sconosciute
    Stage 3



    I miei occhi non si mossero, nemmeno per un'istante, rimanendo fissi su Misato, mentre dalle sue labbra fuoruscirono delle parole.
    Disse che era stato il Seventh Children per prepararsi ad un eventuale attacco portato da più Angeli, contemporaneamente, o da un Angelo particolarmente forte.
    Questo, però, non riuscì a calmarmi.
    Ciò non escludeva il fatto che le mie preoccupazioni potessero avere una base di realtà; perciò attesi che la voce della Signorina Katsuragi giunse nuovamente alle mie orecchie. Essa pronunciò il nome di Rei e quello di Asuka, tentando di dire qualcosa ma, un rumore, e poi una voce, la interruppero.
    Una voce femminile, decisa, giovane, appartenente ad una ragazzina.
    La sua voce.
    Fu allora che voltai la testa, portando i miei occhi blu, scuri, verso l'entrata di quella stanza, lasciando che il mio sguardo si fermasse, di colpo, per ciò che riuscì a catturare.
    Un volto familiare, fin troppo, che non vedevo l'ora di poter rivedere; che non vedevo l'ora di poter ammirare, ancora.
    Era Asuka, ed era sana e salva.
    Veramente.
    Entrò, con lunghi passi, nella stanza, con il suo solito modo di fare, sicuro, lasciando che la sua voce, leggera, ma nel suo modo di fare, imperiosa, fuoriuscisse dalle sue labbra, come a voler concludere le parole di Misato, rispondendo così alla mia domanda, scacciando le mie preoccupazioni.
    Stava bene.
    Questo era ciò che contava.
    Continuò a parlare, poi, rivolgendosi sia alla nostra tutrice che a Christopher, ma in quel momento non mi preoccupai delle parole che stava rivolgendo ai due, poichè dalla mia bocca fuoriuscì un lieve respiro di sollievo e i miei occhi si abbassarono, per alcuni istanti, verso il pavimento.
    Ero stato uno sciocco a pensare che fosse successo qualcosa di grave ad una come Asuka; a differenza di me, lei, sapeva come affrontare le situazioni in cui finiva.
    Ero io il codardo, quello che fuggiva.
    Fu solo quando la sua voce, con tono sarcastico, giunse al mio udito, pronunciando il mio nome, che i miei occhi si levarono in alto, dal pavimento, verso di lei, verso i suoi, azzurri, osservando ogni singolo centimetro del suo volto, leggero, delicato, anche in quella smorfia di arroganza, e i suoi lunghi capelli, di un colore, così, particolare.
    Incominciò a prendersi gioco di me, dandomi dell'eroe, come al solito.
    Lasciai allora che il mio sguardo si oscurasse per un attimo, mentre la voce di Asuka veniva oscurata da quella di Misato che, con la sua solita allegria, rispondeva alla ragazza; lasciai che i miei occhi rimanessero immobili, appena abbassati, mentre le mie mani si stringevano, con forza.
    Non ero triste, anzi, ero felice.
    Ero felice di sapere che lei stava bene. Stavo solo di trattenere le lacrime.
    Lacrime di gioia. Forse le prime che avessi mai pianto, per tale motivo.
    E fu solo in un momento, un piccolo attimo, in cui il silenzio fu l'unico padrone di quel istante, che dalle mie labbra un leggero sussurro, che fore solo Misato avrebbe potuto udire, si levò nell'aria.
    -Asuka...-
    E, come se il mio corpo si fosse mosso da solo, in men che non si dica, le mie gambe mi diressero verso la ragazza dagli occhi color del cielo, in lunghi passi, mentre le mie braccia l'avvolsero in un'intenso e tenero abbraccio.
    Mi stupii di me stesso. Dove avevo trovato il coraggio di compiere quel gesto?
    Sapevo che probabilmente non le avrebbe neanche fatto piacere, sarebbe stato solo una scusa per darmi dello stupido.
    Come suo solito.
    Ma non m'importava; ero troppo felice di sapere che stava bene, e di poterla rivedere, dopo un intero mese.
    Lasciai, allora, che dalle mie labbra fuoriuscirono altre parole, leggere, appena sussurrate, vicino l'orecchio di lei, vicino i suoi morbidi capelli, a contatto con il suo delicato e dolce profumo.
    -Asuka... sono contento di vederti...-
    Lasciai, allora, che il mio volto si ponesse di fronte al suo, allontanandosi dalla sua spalla, terminando le mie parole.
    -Mi sei mancata.-
    Fu, allora, che un sorriso, sincero, si stampò sul mio volto, rivolto a lei, solo a lei.
    E, così, mi preparai a sentirmi dare dello stupido, a venir allontanato da lei, con una spinta, o addirittura con un sonoro schiaffo.
    Ma non m'importava. Ero felice di rivederla.

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    Nome » Shinji Ikari.
    Status Fisico » Ottimale.
    Status Mentale » Sollevato nel vedere che Asuka sta bene.
    Status Unità Evangelion » Operativo [100%] - Inattivo.
    Riassunto Azioni » Shinji abbraccia Asuka in un impeto di gioia, nel vederla sana e salva.

     
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